Le strutture della Fondazione Amilcare sono riconosciute e autorizzate dal Dipartimento della Sanità e della Socialità (DSS) del Canton Ticino tramite l’Ufficio del Sostegno a Enti e Attività per le Famiglie e i Giovani (Ufag).
Il finanziamento delle nostre prestazioni è assicurato dalla Legge per le Famiglie (LFam) e dal Regolamento della legge per le Famiglie (RLFam) che prevedono le modalità di sussidio del Cantone, tramite contratto di prestazione e i criteri di qualità sottoposti a vigilanza cantonale.
Anche la Magistratura dei Minorenni usufruisce delle nostre prestazioni destinandole ai ragazzi seguiti dal Servizio Educativo Minorile, assumendone direttamente i costi.
Il quadro legale federale per le misure di protezione dei minorenni è definito dall’Ordinanza sull'accoglimento di minori a scopo di affiliazione (Ordinanza sull'affiliazione, OAMin). Le nostre strutture beneficiano del riconoscimento e dei sussidi della Confederazione (Ufficio Federale di Giustizia) che visita le nostre strutture ogni 5 anni.
Gli ospiti delle strutture sono ragazzi residenti nel Canton Ticino o in altri Cantoni secondo le convenzioni intercantonali (CIIS). Le famiglie degli ospiti, o chi ne detiene l’autorità parentale, contribuiscono al finanziamento delle prestazioni con il pagamento di una retta mensile.
La Fondazione Amilcare si impegna a cercare nel privato quei fondi necessari per la realizzazione dei progetti non finanziati dagli enti sussidianti.
La Fondazione Amilcare svolge un’attività di prevenzione, di protezione e di educazione di quella fascia di minorenni che, per motivi diversi, si trovano in un momento di difficoltà nel loro sviluppo e che talvolta non possono più vivere nel loro nucleo famigliare di appartenenza. Il mandato della Fondazione prende la sua ragione d’essere dall’articolo 15 della Legge per le Famiglie, nella quale si sancisce che lo Stato “assicura le necessarie misure di protezione quando la salute, lo sviluppo fisico, psichico o sociale del minorenne è minacciato. Ogni intervento avviene nell’interesse superiore del minorenne” (LFam art. 15).
La finalità della Fondazione, definita nei suoi statuti del 2010, è di affiancare e accompagnare i ragazzi nello sviluppo della propria personalità, al riconoscimento ed alla scoperta dell’unicità del proprio essere e dei propri valori, alla capacità di vivere e convivere nella realtà sociale della nostra epoca. La Fondazione vuole offrire il proprio sostegno anche ai ragazzi che “conclusa la loro permanenza nei nostri Foyers, organizzano con la Direzione la propria dimissione, che si concluderà dopo un periodo di post-cura”.
Dando seguito al suo mandato, negli anni la Fondazione ha messo in opera nuove attività restando all’ascolto dei nuovi bisogni dei ragazzi e delle loro famiglie.
“Accogliere e riconnettere al tessuto sociale adolescenti che, per ragioni diverse, si trovano in un momento di difficoltà, offrendo sostegno anche alle loro famiglie.”
“La Fondazione Amilcare sostiene i ragazzi nel raggiungere un benessere personale come presupposto per costruire un progetto di vita realistico e realizzabile.”
Le prestazioni della Fondazione Amilcare sono destinate a ragazzi dai 15 ai 18 anni che per diverse ragioni non possono più vivere con la loro famiglia e che i servizi sociali cantonali identificano come bisognosi di protezione ai sensi della Legge per le Famiglie.
I ragazzi possono proseguire il loro percorso educativo nelle nostre strutture fino ai 20 anni e fare riferimento ai nostri educatori fino ai 25 anni in post-cura.
La Fondazione accoglie 60 ragazzi e ragazze e ne segue circa una 30ina anche dopo la fine del collocamento per un totale di 80 – 90 ragazzi.
Luogo | Struttura | Offerta | Posti | Equipe |
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Lugano | Consulenti familiari | Accompagnamento delle famiglie su tutto il territorio cantonale | Circa 40 famiglie/anno | 3 consulenti familiari |
Lugano | Foyer Vignola | Foyer residenziale 15 – 20 anni |
9 | 1 responsabile con 6 educatori |
Lugano | Foyer Calprino | Foyer residenziale con presa a carico diurna 15 – 20 anni |
9 | 1 responsabile con 9 educatori |
Locarno | Foyer Verbanella | Foyer residenziale 15 – 20 anni |
9 | 1 responsabile con 6 educatori |
Lugano | ADOC Sottoceneri | Accompagnamento educativo in appartamento 16 - 20 anni |
12 | 1 responsabile con 6 educatori |
Bellinzona | ADOC Sopraceneri | Accompagnamento educativo in appartamento 16 - 20 anni |
12 | 1 responsabile con 6 educatori |
Lugano | Spazio Ado | Spazio educativo diurno 15 – 20 anni |
9 | 1 responsabile con 5 educatori |
Lugano | ADOMANI | Promozione del reinserimento socioprofessionale | 35/anno | 1 responsabile con 2 educatori |
La Fondazione Amilcare impiega personale formato nel rispetto dei criteri di autorizzazione degli organi di vigilanza cantonale e federale.
Gli educatori della Fondazione dispongono di una formazione completa adeguata alla funzione educativa (lavoro sociale, educazione specializzata, psicologia, animazione socioculturale, etc.) in una scuola specializzata superiore o in una scuola universitaria professionale (OPPM, art. 3).
Le consulenti familiari dispongono di una formazione post grado in terapia familiare e/o in mediazione familiare.
L’organizzazione operativa della Fondazione garantisce ai suoi collaboratori:
Per raggiungere gli obiettivi, i nostri collaboratori si riferiscono ad alcuni testi che riteniamo fondamentali per il nostro operato, sia come leggi di riferimento, sia come concetti teorici che diventano strumenti nella nostra pratica quotidiana.
I concetti di riferimento per le nostre équipes sono i seguenti:
“Non è il professionista che impone gli obiettivi al ragazzo ma è il progetto che viene definito in base ai bisogni del ragazzo. L’équipe si organizza in modo da garantire un’accoglienza individualizzata al ragazzo e alla sua famiglia.”
Di fronte a ragazzi che non hanno più fiducia nel mondo degli adulti e che a volte mettono in difficoltà la rete di protezione dei minorenni non aderendo a nessun progetto, il paradigma educativo classico spesso volto al controllo con l’accento messo sugli aspetti normativi, è inefficace.
La Fondazione Amilcare cambia il paradigma dell’accoglienza: non è più il funzionamento della struttura che impone obiettivi e regole uguali per tutti a cui il ragazzo deve adattarsi e conformarsi, ma è l’équipe che nel limite del possibile adatta il proprio funzionamento ai bisogni di ogni singolo ragazzo costruendo con quest’ultimo un progetto individualizzato.
In questo modo manteniamo la nostra responsabilità di adulti nei confronti del ragazzo e della relazione costruita insieme, senza rendere il ragazzo “colpevole” dell’eventuale fallimento del progetto. Il progetto comincia imparando a conoscersi e domandando al ragazzo quale siano i suoi bisogni.
L’équipe costruisce insieme al ragazzo e se possibile alla sua famiglia, un progetto individualizzato. Questo progetto viene formulato e costruito in collaborazione con la rete.
“Il ragazzo è la persona più competente a proposito della sua situazione e del proprio malessere.”
Secondo gli standard del Quality4Children, “il ragazzo ha la possibilità di partecipare attivamente al processo decisionale che interessa direttamente la sua vita. Il ragazzo viene riconosciuto come “esperto” di sé stesso. È informato, ascoltato e preso sul serio, e la sua capacita di resilienza è riconosciuta come una grande potenzialità. Il ragazzo è incoraggiato a esprimere i suoi sentimenti e i suoi vissuti”.
Per accompagnare un adolescente verso la sua autonomia in modo che diventi attore del proprio progetto di vita è, a nostro avviso, fondamentale cominciare sin dall’inizio a considerarlo e rispettarlo come si farebbe con un adulto, riconoscendolo come “esperto di sé stesso”.
Sulla base di questo principio d’azione, gli educatori concordano con il ragazzo, con la sua famiglia e con la rete degli operatori i diversi passi del collocamento.
Nel limite delle sue competenze e nel rispetto degli standard di qualità europei Quality4Children, la Fondazione Amilcare si impegna affinché misure coercitive, anche se fatte in nome della protezione, siano evitate.
L’équipe educativa informa il ragazzo, la famiglia e i diversi operatori della rete di professionisti sulla sua modalità di comunicazione trasparente. I documenti ufficiali devono essere redatti in modo da poter essere condivisi con il ragazzo, la sua famiglia e la rete.
“È la rete di relazioni che protegge, previene e riduce le situazioni a rischio. Non sono i muri della struttura che proteggono il ragazzo, bensì le relazioni.”
La Fondazione Amilcare sostiene i ragazzi nel raggiungimento di un benessere personale e sociale come presupposto per costruire un progetto di vita realistico e realizzabile. La riconnessione con il tessuto sociale permette di dare un posto e un’identità al ragazzo nella nostra società.
Gli educatori della Fondazione Amilcare hanno il compito di accompagnare il ragazzo nella sua riconnessione con il tessuto sociale, tenendo conto dei diversi contesti nella loro attività quotidiana prendendo consapevolezza dei propri giudizi e pregiudizi nei confronti di persone e servizi per lavorare in modo adeguato.
Anche nei momenti di impasse e di rischio, mantenere una visione sistemica permette di individuare il contesto relazionale sul quale lavorare.
I 6 ambiti di riconnessione rappresentano il contesto ecologico e sociale nel quale il ragazzo è inserito e vanno sempre tenuti presenti:
“Il ragazzo, la sua famiglia, gli operatori della rete e l’équipe della Fondazione comunicano in modo costante sull’evoluzione del collocamento.”
Fornendo informazioni costanti sull’andamento del collocamento l’équipe educativa permette a tutti i membri della rete di definirsi rispetto al percorso del ragazzo e alle scelte educative della Fondazione.
Una rete aggiornata è una rete di professionisti che condividono le responsabilità, ognuno in funzione delle proprie competenze. La Fondazione ritiene indispensabile che la comunicazione possa essere fluida e trasparente tra chi predispone il collocamento, l’équipe educativa, la consulente familiare, il ragazzo e la sua famiglia ed eventuali altri attori della rete. La posta elettronica ci sembra essere il miglior strumento per far circolare le informazioni in modo chiaro, sintetico e formale.
Oltre alle riunioni di sintesi, il Programma Operativo, gli incontri, le telefonate, le diverse modalità di comunicazione, la email di aggiornamento diventa quindi uno strumento di lavoro quotidiano per l’educatore che insieme al ragazzo e con il suo consenso aggiorna la rete su quanto succede. Il ragazzo e ogni membro della rete sono invitati a usare questa modalità di comunicazione.
“L’educatore lavora secondo il principio della continuità relazionale con il ragazzo e la sua famiglia, senza ricorrere alla minaccia dell’espulsione.”
L’approccio della Fondazione Amilcare non contempla l’esclusione o la minaccia di espulsione del ragazzo come strumento educativo o sanzionatorio. La continuità relazionale è uno strumento che sta alla base dell’impegno etico di accompagnamento del ragazzo in ogni fase del progetto, dall’ammissione, ai cambiamenti degli obiettivi fino alla fine del progetto condiviso.
Il nostro lavoro si fonda sull’accoglienza incondizionata, sull’ascolto e sulla stabilità della relazione educativa che possiamo costruire. La presenza degli educatori è condizionata e vincolata alla riuscita del progetto, al raggiungimento degli obiettivi o al rispetto delle regole, ma vuole essere una presenza che comunichi una presa di responsabilità dell’adulto verso il ragazzo.
Intendiamo offrire una continuità relazionale che renda possibile al ragazzo la ricostruzione di una fiducia verso il mondo degli adulti. Gli educatori mantengono una relazione con i ragazzi anche dopo la fine del collocamento.
“La gestione delle regole non deve diventare una barriera nella comunicazione tra l’educatore e il ragazzo.”
È tramite il lavoro educativo che ci impegniamo a trasmettere il senso delle regole. Il ruolo dell’educatore è quello di educare e quindi a volte di porre dei limiti chiari al ragazzo dandogli così la possibilità di crescere, confrontarsi e strutturarsi, mantenendo e prendendosi cura al contempo della relazione. L’équipe educativa accoglie anche ragazzi che non sono in grado di rispettare un quadro di vita organizzato su regole e sanzioni.
L’educatore gestisce le eventuali trasgressioni del ragazzo con interventi educativi individualizzati, mantenendo le condizioni relazionali che permettano a quest’ultimo di capire il senso delle regole e di integrarle. Le regole sono quelle della convivenza, della società e della Legge, sulle quali l’educatore lavora per favorirne la comprensione e l’accettazione.
Di fronte a trasgressioni della legalità, l’educatore non entra in connivenza con il ragazzo e informa costantemente la rete dei fatti. Starà alle istanze preposte di valutare quanto successo ed eventualmente prendere i necessari provvedimenti.
L’educatore, indipendentemente dal comportamento del ragazzo, cerca di restare nella postura di accoglienza incondizionata, nella consapevolezza degli inevitabili giudizi, pregiudizi e reazioni che certe trasgressioni possono creare nell’adulto.
Consideriamo infatti che eventuali comportamenti trasgressivi siano spesso espressione e manifestazione di uno stato d’animo o di una sofferenza.
Pensiamo che le prove di forza educative bloccano la relazione e diventano barriere nell’ascolto e nella comunicazione.
“Nell’affrontare una situazione di rischio l’educatore mantiene la relazione con il ragazzo, che deve restare centrale.”
I fatti che generano situazioni a rischio sono comunicati costantemente alla famiglia e agli operatori della rete in modo che l’evolvere della situazione sia conosciuta a tutti e che ogni adulto possa assumersi le proprie responsabilità relative al proprio ruolo e funzione nell’ottica di trovare una risposta condivisa.
Prendere la responsabilità della relazione nei confronti dei ragazzi che ci sono affidati nel rispetto scrupoloso dei loro diritti, è l’unico mezzo che ci permette di evitare il maltrattamento e le relative conseguenze drammatiche.
Bisogna evitare, come scriveva Franco Basaglia nel 1970 nel suo testo “L’istituzione negata”, che l’utente da “persona da capire” diventi “problema da gestire” e quindi non è più curato ma semplicemente parcheggiato.