Missione e Visione

Missione

La Fondazione Amilcare svolge un’attività di prevenzione, di protezione e di educazione di quella fascia di minorenni che, per motivi diversi, si trovano in un momento di difficoltà nel loro sviluppo e che non possono vivere nel loro nucleo famigliare di appartenenza o necessitano di un accompagnamento diurno.
Il mandato della Fondazione prende la sua ragione d’essere dall’articolo 15 della Legge per le Famiglie, nella quale si sancisce che lo Stato “assicura le necessarie misure di protezione quando la salute, lo sviluppo fisico, psichico o sociale del minorenne è minacciato. Ogni intervento avviene nell’interesse superiore del minorenne”. La presa in carico del minore si colloca quindi nella più ampia cornice dell’aiuto alle famiglie, primi luoghi educativi imprescindibili.

La Fondazione ha come finalità, definita nei suoi statuti del 2010;

Affiancare e accompagnare i ragazzi nello sviluppo della propria personalità, al riconoscimento ed alla scoperta dell’unicità del proprio essere e dei propri valori, alla capacità di vivere e convivere nel contesto sociale della nostra epoca.

Dando seguito al suo mandato, negli anni la Fondazione ha messo in opera nuove attività restando all’ascolto dei nuovi bisogni dei ragazzi e delle loro famiglie, perseguendo attivamente la sua missione:

Accogliere e riconnettere al tessuto sociale adolescenti che, per ragioni diverse, si trovano in un momento di difficoltà, offrendo loro sostengo anche alle loro famiglie.

L’ intenzione è quindi ridare un posto ai ragazzi nella nostra società per realizzare con loro un percorso di vita dignitoso in collaborazione con gli altri attori del territorio, gli specialisti del settore e quando possibile con la famiglia e le persone per loro significative.

Definimo quindi come nostro obiettivo generale:

Sostenere i ragazzi nel raggiungere un benessere personale come presupposto per costruire un progetto di vita realistico e realizzabile.

Destinatari

Le prestazioni della fondazione sono destinate a ragazze e ragazzi dai 15 ai 18 anni che per diverse ragioni non possono più vivere in famiglia e che i servizi sociali cantonali identificano come bisognosi di protezione ai sensi della Legge per le Famiglie.

I ragazzi possono proseguire il loro percorso educativo nelle nostre strutture dopo la maggior età:

  • I collocamenti definiti nel quadro legale della Legge per le Famiglie possono andare fino al massimo dei 20 anni compiuti (LFam art. 21)
  • I collocamenti decretati dalla Magistratura possono invece continuare oltre i 20 anni se necessario fino ai 25 anni.

Al termine del collocamento, tutti i ragazzi possono fare riferimento agli educatori durante il periodo di post collocamento.
Concretamente la Fondazione accoglie 60 ragazzi e ragazze e ne segue circa una 30ina dopo la fine del collocamento per un totale di 80 – 90 ragazzi.

L’équipe

La Fondazione Amilcare impiega personale educativo formato nel rispetto dei criteri di autorizzazione degli organi di vigilanza cantonale e federale.
Gli educatori e i consulenti della Fondazione dispongono di una formazione completa adeguata alla funzione educativa (lavoro sociale, educazione specializzata, psicologia, animazione socioculturale, pedagogia curativa, etc.) in una scuola specializzata superiore o in una scuola universitaria professionale (OPPM, art. 3). Alcuni dispongono altresì di una formazione post-laurea.
L’organizzazione operativa della Fondazione garantisce ai suoi collaboratori:

  • La possibilità di formarsi e aggiornare le proprie competenze
  • La supervisione d’équipe da parte di esperti riconosciuti
  • Riunioni di équipe regolari e strutturate
  • Riunioni regolari dei responsabili di struttura con la direzione
  • La condivisione trasversale inter-équipe su tematiche sensibili

Punti di riferimento concettuale

Per svolgere la missione della Fondazione, i nostri collaboratori si riferiscono ad alcuni testi che riteniamo fondamentali per il nostro operato, sia come leggi di riferimento, sia come concetti teorici che diventano strumenti nella nostra pratica quotidiana.

  • La Convenzione internazionale Onu sui diritti dell’infanzia. www.unicef.ch
  • Le definizioni dell’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) dei concetti di salute e di maltrattamento
  • Gli standard di qualità svizzeri riassunti nel documento «Recommandations relatives au placement extra-familial de la Conférence des directrices et directeurs cantonaux des affaires sociales (CDAS) et de la Conférence en matière de protection des mineurs et des adultes (COPMA)»
  • Gli standard di qualità europei del Quality4Children, volti a prevenire i maltrattamenti nei dispositivi di protezione dei minorenni e promuovere un’accoglienza rispettosa dei diritti del fanciullo
    Quality4Children

Dal punto di vista teorico e metodologico, in un’ottica multidisciplinare integrata, i concetti di riferimento per le nostre équipe sono di tipo sociologico, pedagogico e psicologico:

  • L’approccio sistemico alle relazioni umane, radicato in una visione ecologica dello sviluppo umano di Gregory Bateson, Urie Bronfenbrenner e Fabio Sbattella
  • La visione sociologica delle relazioni liquide e dell’appartenenza secondo Zygmunt Bauman
  • Il pensiero e l’approccio sulla precarizzazione psicosociale di Jean Furtos
  • La comunicazione efficace secondo Carl Rogers
  • L’ascolto attivo e l’intelligenza emotiva di Thomas Gordon
  • La pedagogia non punitiva e non espulsiva di Roland Coenen e di Janusz Korczak
  • Il riconoscimento delle competenze del bambino e della famiglia secondo Jesper Juul

Principi Operativi

1. Il ragazzo è competente

Il ragazzo e la sua famiglia partecipano alle decisioni. Il ragazzo è competente a proposito della sua situazione e partecipa con la sua famiglia alla presa di decisioni.

Standard n. 11 del Quality4Children
“Il ragazzo ha la possibilità di partecipare attivamente al processo decisionale che interessa direttamente la sua vita. Il ragazzo viene riconosciuto come “esperto” di sé stesso. È informato, ascoltato e preso sul serio, e la sua capacità di resilienza è riconosciuta come una grande potenzialità. Il ragazzo è incoraggiato a esprimere i suoi sentimenti e i suoi vissuti”.

Per accompagnare un adolescente verso la sua autonomia in modo che diventi attore del proprio progetto di vita è a nostro avviso fondamentale cominciare sin dall’inizio a considerarlo e rispettarlo riconoscendolo come “esperto di sé stesso”.
Sulla base di questo principio d’azione, gli educatori concordano con il ragazzo, con la sua famiglia e con la rete degli operatori i diversi passi del collocamento.
Nel limite delle sue competenze e nel rispetto degli standard di qualità europei Quality4Children, la Fondazione Amilcare si impegna affinché misure coercitive, anche se fatte in nome della protezione, siano il più possibile evitate.
L’équipe educativa informa il ragazzo, la famiglia e i diversi operatori della rete di professionisti sulla sua modalità di comunicazione trasparente. I documenti ufficiali devono essere redatti in modo da poter essere condivisi con il ragazzo, la sua famiglia e la rete.

2. L’accoglienza del ragazzo e della sua famiglia

Per il ragazzo accolto è importante sapere che qualcuno stia pensando e si stia occupando anche della sua famiglia
Per il ragazzo è importante sapere che qualcuno stia pensando e si stia occupando anche della sua famiglia. La Fondazione Amilcare accoglie il ragazzo con i membri del suo nucleo familiare di appartenenza e le persone per lui significative.
Il percorso di collocamento di un ragazzo, per definizione, non è un percorso individuale. L’équipe tiene conto di tutti i componenti della famiglia e delle persone significative e operano per facilitare la relazione tra di essi (visione sistemica).
Crediamo che accogliendo il ragazzo e dando un ruolo attivo ai membri della famiglia, ascoltandoli, rispettando i loro vissuti senza giudizi né pregiudizi e valorizzando le loro risorse, si possano creare le condizioni per la reciproca conoscenza e comprensione, aprendo così la possibilità di lasciar emergere nuove modalità relazionali e quando possibile un riavvicinamento.

3. Il ragazzo è al centro del suo progetto

L’équipe costruisce insieme al ragazzo e se possibile alla sua famiglia un progetto individualizzato, chiamato Programma Operativo individualizzato (POI). Questo progetto viene formulato e costruito in collaborazione con la rete ai sensi dell’art 63 RLFam.
Costruire insieme al ragazzo significa che non è il professionista ad imporre gli obiettivi al ragazzo, bensì è il ragazzo a identificare i propri bisogni e a determinare il proprio progetto con il sostegno del professionista. L’équipe si organizza in modo da garantire un’accoglienza individualizzata al ragazzo e alla sua famiglia.
Di fronte a ragazzi che non hanno più fiducia nel mondo degli adulti e che a volte mettono in difficoltà la rete di protezione dei minorenni non aderendo a nessun progetto, il paradigma educativo classico è inefficace.
La Fondazione Amilcare ha un proprio paradigma dell’accoglienza: non è il funzionamento della struttura che impone obiettivi e regole uguali per tutti a cui il ragazzo deve adattarsi e conformarsi, bensì è l’équipe ad adattare nel limite del possibile il proprio funzionamento in base ai bisogni di ogni singolo ragazzo.
In questo modo manteniamo la nostra responsabilità di adulti nei confronti del ragazzo e della relazione costruita insieme, senza rendere il ragazzo “colpevole” dell’eventuale fallimento del progetto. Il progetto comincia imparando a conoscersi e domandando al ragazzo quali siano i suoi bisogni.

4. La riconnessione con i diversi ambiti del tessuto sociale

La riconnessione con il tessuto sociale permette di dare un posto e un’identità al ragazzo nella nostra società. Gli educatori della Fondazione Amilcare hanno il compito di accompagnare il ragazzo nella sua riconnessione con il tessuto sociale, tenendo conto dei diversi ambiti della vita quotidiana.
La Fondazione Amilcare sostiene i ragazzi nel raggiungimento di un benessere personale e sociale come presupposto per costruire un progetto di vita realistico e realizzabile.
La salute viene definita dall’OMS come “uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia” ed è considerata un diritto di tutti. Tale principio viene posto dalla Legge per le Famiglie come punto di riferimento per motivare un bisogno di protezione (art. 15 LFam).
È la rete di relazioni che protegge, previene e riduce le situazioni a rischio. Sono le relazioni che proteggono il ragazzo e non i muri della struttura.
L’educatore deve prendere consapevolezza dei propri giudizi e pregiudizi nei confronti di persone e servizi per lavorare in modo adeguato. Anche nei momenti di impasse e di rischio, mantenere una visione sistemica permette di individuare il contesto relazionale sul quale lavorare.
I sei ambiti di riconnessione rappresentano il contesto ecologico e sociale nel quale il ragazzo è inserito e vanno sempre tenuti presenti.

La riconnessione con i diversi ambiti del tessuto sociale

5. La comunicazione e condivisione delle responsabilità

Il ragazzo, la sua famiglia, gli operatori della rete e l’équipe della Fondazione comunicano in modo costante sull’evoluzione del collocamento. Fornendo informazioni costanti sull’andamento del collocamento, l’équipe educativa permette a tutti i membri della rete di definirsi rispetto al progetto del ragazzo e alle scelte educative della Fondazione.
Una rete aggiornata è una rete di professionisti che condivide la responsabilità del progetto, ognuno in funzione delle proprie competenze e del proprio ruolo. La Fondazione ritiene indispensabile che la comunicazione sia fluida e trasparente chi predispone il collocamento, l’équipe educativa, il ragazzo e la sua famiglia ed eventuali altri attori della rete.
La Fondazione Amilcare informa il ragazzo, la famiglia e i diversi operatori della rete di professionisti sulla sua modalità di comunicazione trasparente. I documenti ufficiali devono essere redatti in modo da poter essere condivisi con il ragazzo, la sua famiglia e la rete.
La posta elettronica ci sembra essere il miglior strumento per far circolare le informazioni in modo chiaro, sintetico e formale.
Oltre alle riunioni di sintesi, il Programma Operativo Individualizzato, gli incontri, le telefonate, le diverse modalità di comunicazione, la e-mail di aggiornamento diventa uno strumento di lavoro quotidiano per l’educatore che, insieme al ragazzo (la cui partecipazione avviene in diverse forme) aggiorna regolarmente la rete sull’andamento del percorso. Il ragazzo e ogni membro della rete sono invitati a usare questa modalità di comunicazione.

  • L’educatore trasmette regolarmente l’e-mail di aggiornamento a tutti i membri della rete, se necessario in tempo reale.
  • L’educatore descrive i fatti, sia positivi che negativi, in modo preciso, oggettivo e neutrale.
  • Idealmente l‘e-mail di aggiornamento è scritta dal ragazzo stesso. Altrimenti, è scritta dall’educatore in presenza del ragazzo o viene approvata dallo stesso prima dell’invio. Eventuali divergenze di visione sono messe in evidenza.

6. La pedagogia non punitiva e la continuità relazionale

L’approccio della Fondazione Amilcare privilegia un lavoro educativo costruttivo, basato sulle relazioni e la costruzione di una fiducia relazionale di fondo e non contempla l’esclusione o la minaccia di espulsione del ragazzo come strumento educativo o sanzionatorio.
La continuità relazionale è uno strumento che sta alla base dell’impegno etico di accompagnamento del ragazzo in ogni fase del progetto, dall’ammissione, ai cambiamenti degli obiettivi fino alla fine del progetto condiviso, anche qualora quest’ultimo venisse riorientato verso altre strutture.
Come già spiegato, il nostro lavoro si fonda sull’accoglienza incondizionata, sull’ascolto e sulla stabilità della relazione educativa che si costruisce col tempo. La presenza degli educatori non è condizionata né vincolata alla riuscita del progetto, al raggiungimento degli obiettivi o al rispetto delle regole, ma vuole comunicare un’assunzione di responsabilità dell’adulto verso il ragazzo.
In questo modo intendiamo offrire una continuità relazionale che consenta al ragazzo di ritrovare fiducia nel mondo degli adulti.

7. Le regole e la gestione delle trasgressioni

Tramite il lavoro educativo ci impegniamo a trasmettere il senso delle regole senza che quest’ultime diventino delle barriere nella comunicazione tra l’educatore e il ragazzo.
L’équipe educativa accoglie anche ragazzi che non sono in grado di rispettare un quadro di vita organizzato su regole e sanzioni.
Il ruolo dell’educatore è anche quello di porre dei limiti chiari al ragazzo dandogli così la possibilità di crescere, confrontarsi e strutturarsi, mantenendo e prendendosi cura al contempo della relazione.
Le regole di base sono quelle della convivenza, della società e le leggi, sulle quali l’educatore lavora per favorirne la comprensione e l’accettazione.
L’educatore gestisce le eventuali trasgressioni del ragazzo con interventi educativi individualizzati, mantenendo le condizioni relazionali che permettano a quest’ultimo di capire il senso delle regole e di integrarle.
Di fronte a trasgressioni della legalità, l’educatore mantiene il suo ruolo educativo ed evita di entrare in connivenza con il ragazzo e informa costantemente la rete dei fatti. Starà alle istanze preposte di valutare quanto successo ed eventualmente prendere i necessari provvedimenti.
L’educatore, indipendentemente dal comportamento del ragazzo, cerca di restare nella postura di accoglienza incondizionata, nella consapevolezza degli inevitabili giudizi, pregiudizi e reazioni che certe trasgressioni possono creare nell’adulto. Consideriamo infatti che eventuali comportamenti trasgressivi siano spesso espressione e manifestazione di uno stato d’animo o di una sofferenza.

8. La gestione delle situazioni a rischio e di pericolo

L’educatore accompagna i ragazzi nell’affrontare la vita e i momenti difficili aiutandoli a diventare consapevoli dei pericoli e valutare i rischi.
I fatti che generano situazioni a rischio sono comunicati costantemente alla famiglia e agli operatori della rete in modo che l’evolvere della situazione sia conosciuta a tutti e che ogni adulto possa assumersi le proprie responsabilità relative al proprio ruolo e funzione nell’ottica di trovare una risposta condivisa.
L’educatore che si trova a gestire una situazione a rischio o di pericolo continua a stare in relazione con il ragazzo e a lavorare sull’eventuale sofferenza di fondo. L’educatore offre un’accoglienza al ragazzo senza pregiudizi e senza giudizi.
In una situazione di pericolo, l’educatore informa immediatamente il Responsabile di struttura, il quale valuta se necessario le opzioni di intervento con la Direzione. Nel caso di pericolo immediato per la salute o per la vita, l’educatore allerta subito i servizi di Pronto intervento.